I Fondamenti Della Bibbia
Studio 10: La vita in Cristo
Lo studio della Bibbia | La preghiera | La predica | Vita in chiesa | Il pane spezzato | Matrimonio | La nostra associazione | Domande

10.4 Vita In Chiesa

Dopo aver trattato le nostre responsabilità individuali sarà bene ricordare che un altro grande impegno religioso è quello di incontrarci con le persone che condividono la nostra speranza, ma se riflettiamo più che un impegno questo dovrebbe essere un desiderio spontaneo. Se infatti ci rendiamo conto che dopo il battesimo intraprendiamo un faticoso viaggio verso il regno, dovrebbe essere naturale desiderare di avere dei compagni di percorso. Stiamo vivendo gli ultimi giorni prima del ritorno di Cristo e per superare le numerose difficoltà che incontriamo ogni giorno, abbiamo bisogno di comunicare con chi condivide la nostra esperienza: "senza disertare le nostre riunioni … ma invece esortandoci a vicenda; tanto più che potete vedere come il giorno (della sua seconda venuta) si avvicina" (Ebr.. 10:25 cfr. Mal. 3:16). I credenti devono quindi fare ogni sforzo possibile per mantenere i contatti tra loro, mediante lettere o viaggi in modo da condividere lo studio della Bibbia, il servizio della comunione e le attività di divulgazione della fede.

Ognuno di noi è stato "chiamato" dal mondo per partecipare alla grande speranza del regno. La parola 'santo' significa "una persona chiamata", rivolta a tutti i credenti e non necessariamente a un gruppo di eminenti fedeli del passato. La parola greca tradotta con "chiesa" è "ecclesia", che vuol dire "assemblea di persone chiamate", cioè i credenti. Il termine "chiesa" quindi non designa l’edificio in cui si incontrano i fedeli, ma un gruppo di credenti. Per evitare confusione nell’uso di questo termine, i Cristadelfici tendono a riferirsi alla chiesa con il termine "ecclesia".

Ovunque ci sia un gruppo di credenti in una certa città o area, nasce la spontanea esigenza di trovare un luogo d’incontro per trovarsi regolarmente, poco importa se questo luogo è la casa di uno dei credenti o una sala presa in affitto. Le ecclesie cristadelfiche si possono trovare in tutto il mondo in posti come i centri comunitari, le sale conferenze degli alberghi, in sale costruite dagli stessi credenti o in case private. Lo scopo dell’ecclesia è di formare i suoi membri attraverso lo studio collettivo della Bibbia, e anche di offrire al mondo la propria testimonianza collettiva, facendo risplendere la propria luce per mezzo della predicazione. Un tipico programma di ecclesia cristadelfica potrebbe essere così articolato:

DOMENICA 11.00 Rito del pane spezzato.
18.00 Attività di divulgazione della fede.
MERCOLEDI 20.00 Studio della Bibbia

L’ecclesia fa parte della famiglia di Dio. In ogni comunità ristretta ogni membro deve essere sensibile e umile verso gli altri, come Cristo stesso ci dimostrò. Nonostante la sua evidente superiorità spirituale, egli agì come "servo di tutti", lavando i piedi ai discepoli mentre loro litigavano per stabilire chi fosse il migliore. In vari passi del Nuovo Testamento Gesù ci ordina di seguire il suo esempio di umiltà (Giov. 13:14,15; Mt. 20:25-28).

Gli insegnamenti diffusi nell’ecclesia dovrebbe basarsi ovviamente sulla parola di Dio. Pertanto chi parla pubblicamente nell'ecclesia dovrebbe riflettere il pensiero di Dio e parlare in sua vece. Poiché Dio è maschio, solo i fratelli dovrebbero coprire questo incarico. La prima lettera ai Corinzi non potrebbe essere più esplicita: "le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare"(Cor. 1,14:34). Tim. 1, 2:11-15 giustifica questa affermazione riprendendo l’episodio del peccato originale. Dal momento che fu Eva a indurre Adamo a commettere peccato, la donna non dovrebbe mai dire ad un uomo cosa deve fare. Il fatto che Dio creò prima Adamo di Eva è un segno che "il capo della donna è l'uomo" (Cor. 1, 11:3), e quindi è l’uomo che deve indirizzare spiritualmente la donna e non viceversa.

In ragione di ciò, "La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione. Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all'uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; e non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione. Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia" (Tim. 1, 2:11-15).

La Bibbia distingue chiaramente il ruolo degli uomini credenti da quello delle donne credenti. Le donne in certi casi vengono esortate a sposarsi, avere figli e occuparsi della casa (Tim. 1, 5:14), perché è la casa la loro sfera di vita spirituale, mentre all’uomo spettano le attività pubbliche dell’ecclesia. Ciò è in netto contrasto con le teorie umanistiche della parità sessuale, secondo cui l’affaccendata donna in carriera è in qualunque cosa pari a suo marito, dalla gestione del budget familiare all’abbigliamento unisex. Generare figli sembra essere diventato un incidente di percorso, talvolta necessario per mantenere un minimo livello di sentimento in un mondo materialistico ed egoistico. I veri credenti fuggiranno dalle tendenze umanistiche di quest’epoca anche se come sempre ci vuole un po’ di equilibrio.

Il marito non deve mancare di rispetto alla moglie ma amarla come Cristo ama noi (Ef. 5:25).

"E ugualmente voi, mariti, trattate con riguardo le vostre mogli, (cioè siate sensibili secondo la vostra conoscenza della parola del Signore) perché il loro corpo è più debole, e rendete loro onore perché partecipano con voi della grazia della vita." (Piet. 1, 3:7).

Dal punto di vista spirituale il battesimo in Cristo rende uguali uomini e donne (Gal. 3:27,28 cfr. Cor. 1, 11:11). Ma ciò non tocca l’insindacabile principio secondo cui il 'capo della donna è l'uomo' (Cor. 1, 11:3) nelle questioni pratiche come in quelle spirituali, in famiglia come in chiesa.

Per dimostrare rispetto a questo principio, le donne dovranno coprirsi il capo ogni qualvolta un fratello espone la parola di Dio. Ciò significa in pratica che la donna deve indossare o un cappello o un foulard negli incontri dell’ecclesia. La distinzione dei ruoli maschili e femminili dovrebbe essere palesata dal modo in cui uomini e donne portano i capelli (Cor. 1, 11:14,15). "Ogni donna che prega…senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo (cioè suo marito, vedi verso 3), poiché è lo stesso che se fosse rasata. Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra…Per questo la donna deve portare sul capo un segno della dipendenza a suo marito" (Cor. 1, 11:5,6,10 A.V. mg.).


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